Il Buso dei Briganti è uno sperone di roccia che sporge dal fianco nordoccidentale del Monte Cinto, uno di quei luoghi sui quali la creatività e credulità popolare si è talmente sbizzarrita che oggi non è facile capire quale sia il confine fra la fantasia e la realtà. A ogni modo, si dice che già nel Settecento questo luogo fosse stato prescelto dai briganti come rifugio, anche grazie alla posizione strategica che offriva un'ottima panoramica sulla strada e quindi Il sequel della storia, come spesso accade, delude un po'. Infatti la leggenda narra che gli spagnoli nascondessero i tesori rubati sul vicino Monte Lozzo, proteggendoli con un incantesimo, che era sospeso solo una notte all'anno: quella del venerdì Santo. I paesani sapevano tutto e volevano provare a svoltare le loro vite, così andarono a chiedere una consulenza al ladro con più esperienza del luogo: l'ultimo dei briganti. Questo però aveva ormai cambiato vita, era un mezzo santo, così tentò di giocarsi la carta dei "soldi non fanno la felicità", ma se non funziona oggi figuriamoci ai tempi. A furia d'insistere anche i santi si scocciano, e fu così che l'eremita della Busa si lasciò scappare che avrebbero trovato il tesoro, ma questo sarebbe sparito se non avessero digiunato e non fossero rimasti puri per tre giorni. Tuttavia quando i paesani trovarono il pentolone pieno di monete d'oro, storditi dall'emozione, dimenticarono l'avvertimento dell 'eremita: ruppero il digiuno e festeggiarono abbondante mente nelle osterie. Quindi, come preannunciato, le monete si trasformarono in carbone. Solo una signora pura di cuore aveva potuto salvarle e ne diede una parte alla Madonna, una parte ai più poveri e il resto lo tenne per sé. Dopo qualche tempo l'ultimo dei briganti fu trovato morto sulla porta del Buso; si dice che proprio in quel luogo spuntò'un mandorlo, che è tuttora il primo a fiorire in primavera.
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tratto da "Misteri e storie insolite di Padova" -Newton Comption editori |